Un pensiero su “Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia

  • ROMA – ”Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia”. ”Evviva Long John, evviva Long John”. Per un momento gli scalini del sagrato della chiesa del Cristo Re, sembrano i gradoni della curva Nord. E il tempo sembra riavvolgersi indietro come un nastro. C’e’ lo striscione ”C.M.L ultras ’74” e tanti volti di chi quella curva l’ha vissuta. Lo spirito di ‘Long John’ è ovunque in ciascuno dei circa 1500 tifosi biancocelesti giunti a rendergli omaggio alla cerimonia religiosa.
    Il suo corpo è lontano migliaia di chilometri, a Naples, in Florida dove domenica si è spento, eppure è presente nelle tante sciarpe e bandiere, nei volti di chi da spettatore ne ha apprezzato le gesta e in quelli di chi è stato con lui protagonista dell’impresa di portare il primo scudetto a Roma sulla sponda biancoceleste del Tevere.
    Quella ”banda di pazzi” che agli ordini di Maestrelli si fregiò del tricolore, trasmettendo a tanti tifosi l’orgoglio di essere laziali. Tanti di quei ”pazzi”, non ci sono più ma altrettanti erano presenti oggi alla cerimonia: da Pino Wilson a Giancarlo Oddi, da Mario Facco a Vincenzo D’Amico e Felice Pulici. C’è il figlio di Luciano Re Cecconi, Stefano, e un bandierone con il volto del padre. Ci sono anche gli ex biancocelesti Nello Governato, Massimo Piscedda e Bruno Giordano, goleador nella storia biancoceleste come Chinaglia e come Tommaso Rocchi, in rappresentanza della Lazio di oggi con il vice capitano Stefano Mauri, il team manager Maurizio Manzini e il giovane biancoceleste Luca Crescenzi.
    La commozione si respira ovunque e si manifesta nelle parole interrotte da un singhiozzo di Pulici, mentre legge un passo del Vangelo. Il grido ”Vai Felice” e un lungo applauso l’ha poi spronato a continuare. Come tanti sono stati gli applausi per quei campioni di ieri. ”E’ stato commovente sentire le testimonianze dei suoi ex compagni di squadra – ha ammesso Rocchi al termine della cerimonia – sembrava stessero insieme sino a ieri.
    Era una persona di grande carattere e personalità. Davvero una cerimonia commovente. Ora pensiamo a sabato, speriamo di dedicargli una vittoria”. Tra i tifosi c’è chi vorrebbe ritirare la maglia numero 9, oggi indossata proprio dall’attaccante veneto che si è detto disponibile a rinunciarvi. ”Qualora ci fosse la possibilità, non c’è problema”. Al di là del gesto, Chinaglia rimarrà comunque nei ricordi dei suoi tifosi.
    ”Giorgio Chinaglia, leggendaria emozione che non muore mai”, recitava uno striscione. Un’emozione che nel giorno del lutto ha fatto mettere da parte anche gli errori di Chinaglia presidente della Lazio e i suoi problemi giudiziari. Quello era il Chinaglia uomo. Per i tifosi biancocelesti, invece, Chinaglia è già leggenda.

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