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Due aste di un tifoso genoano e musica di De Andrè

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Un due aste di un tifoso del Genoa con riferiemnto ad un brano di fabrizio De Andrè suggella l’unione tra calcio e musica.

Lo stendardo apparso in Gradinata Nord, culla della tifoseria più calda del Grifone, è una dedica a Krzysztof Piątek, punta polacca e rossoblu. Il calcitore ha inziato la sua avventura con la squadra genovese nel 2018 e si è subito messo in mostra nell’esordio contro il Lecce, rifilando ai salentini ben 4 reti in 37 minuti. Anche in Serie A il suo esordio è stato positivo con un goal all’Empoli. Piatek è il primo giocatore nella storia del Genoa a poter vantare una quaterna in Coppa Italia! 5 reti nele prima 4 giornata di campionato e in cima alla classifica maractori con 8 gol in 6 giornate.Insomma, ha il piede caldo e spara forte in porta!

La guerra di Piero

lo stendardo è un chiaro riferimento alla canzone di Fabrizio De Andrè, cantautore genovese e ganoano, simbolo della musica nazionale.

Il brano, pubblicato nel primo disco inciso dal cantante, 1966 con etichetta musicale Karim, è un must per chiunque possa affermare di saperne un po’ della storia della musica italiana. La canzone è un inno alla pace, o se vogliamo rientra nel filone contro la guerra. Il testo si ispira ad opere letterarie e la storia di Piero è quella vera dello zio di De Andrè, che visse la campagna d’Albania. La visione della guerra del cantante tifoso del Genoa è quella internazionalista, quella che in ogni conflitto vede combattere tra loro dei proletari, mandati ad uccidersi dai grandi capitalisti per i loro interessi.

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma son mille papaveri rossi.
“Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente.”

Così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l’inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve.

Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po’ addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
“Chi diede la vita ebbe in cambio una croce”…

Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.

Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra e coprire il suo sangue.

“E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore”.

E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede e ha paura
ed imbracciata l’artiglieria
non ti ricambia la cortesia.

Cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato.

Cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno.

“Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all’inferno
avrei preferito andarci in inverno.”

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

 

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