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Zampagna dalla working class alla serie a

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Riccardo Zampagna il calciatore che è passato dalla working class alla serie A, non scordando le proprie origini.

Ternano, classe 1974, ora fa l’allenatore, dopo aver gestito una tabaccheria nel centro della sua città natale. E’più noto per il proprio impegno nel sociale e nella politica (argomento che non approfondiamo per scelta); nel 2010 ha partecipato all’inziativa di calcio popolare Primidellastrada iscritta al campionato UISP.

Autore del libro autobiografico Il calcio alla rovescia, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Agli inizi lavoravo 12 ore al giorno e giocavo solo la domenica. Ho iniziato dalla Prima Categoria e intanto lavoravo. Poi mi prese la Pontevecchio, una società di Perugia e così al datore di lavoro riuscii a strappare mezza giornata libera. Mi svegliavo tutti i giorni alle 6, alle 13 staccavo, prendevo la mia macchinina e da Terni andavo a Perugia. Alle 8 di sera tornavo a casa: cenavo e andavo al letto. Sono stati otto mesi intensi, ma non potevo rinunciare al lavoro e non volevo rinunciare al calcio… Non sputo nel piatto dove ho mangiato. A me e alla mia famiglia le acciaierie di Terni ci hanno dato da mangiare, però mi hanno tolto un padre, perché lui lì dentro ci è morto. Presto, troppo presto. Io posso solo augurare ad ogni ragazzo di avere modo di confrontarsi con un padre come il mio. Un giorno mi disse, ‘Riccardo non seguire le mie orme. Alle acciaierie nessuno ti darà mai una pacca sulla spalla per un tubo fatto bene’. E io ho giocato proprio per sentirmi dare questa pacca sulla spalla e sentirmi dire ‘bravo Riccardo’, anche per mio papà. Poi è chiaro sarei un ipocrita se sputassi sopra i soldi, mica si mangia il marciapiede della strada! E le pacche sulle spalle dei bergamaschi, quando ho rifiutato Fulham e Monaco, forse sono state la cosa più bella. Ma mica solo le loro! Credo che quando morirò al mio funerale ci sarà un po’ di gente…

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