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Calcio e musica con Liquidator, I’m forever blowing bublles e YNWA


Il legame tra il calcio e la bella musica, le note della canzoni sulle quali sorgono canti, cori ed inni come Liquidator, I’m forever blowing bubbles e YNWA.

Tutto ciò raccontato da un giornalista in un pezzo che abbiamo trovato in rete. Lo riportiamo anche se parla di 3 canzoni che conosciamo tutti benissimo e a memoria…e, non credo che l’autore del pezzosi sia sforzato tanto a trovare questi brani, ma riportiamo il suo articolo perchè esalta la bellezza della musica in relazione al pallone.

Il giornalista poteva limitarsi a dire che ci sono cori e cori, senza entrare nello specifico o fare come fanno sempre i suoi colleghi, trattando solo gli aspetti negativi, invece no, lui no! Proprio oggi che tutti parlano solo dei cori dei Butei veronesi contro Morosini, Francesco Mazzetto parla di bei cori degli ultras e termina il suo articolo così: nel bene e nel male, rispettiamo sempre chi torna dallo stadio con il mal di gola.

Fonte: http://bonvivre.liberoreporter.eu/
Calcio e musica, due interessi che molto spesso si incrociano, creando momenti meravigliosi e ricchi di emozioni indimenticabili.

In Italia i cori negli stadi sono di frequente tirati in ballo dalla cronaca solo per episodi legati al razzismo. Le offese infami urlate e cantate non fanno altro che penalizzare tanti ultras che non hanno mai fatto della discriminazione razziale la propria forza.

Non si parla mai però dei cori veri dei tifosi, dei cori che incitano la squadra e una città intera. Non si elogia mai un coro stilisticamente perfetto, creato da persone umili,che non hanno lauree in conservatorio, che vivono la domenica in stadi inadeguati, molto spesso sotto l’acqua, al freddo e scortati dalla polizia. I cori sono “l’uomo in più” per la squadra, sono ciò che fa emozionare gli spettatori e i calciatori, molto di più di una giocata del singolo atleta. Il coro è parte di una cultura popolare, spesso rude e grezza, ma per questo motivo ancor più affascinante.

La musica italiana fa da cover per i tanti cori che sentiamo allo stadio. L’orecchiabilità di un pezzo è fondamentale ovviamente. Ogni curva fa la sua parte, e intona ritornelli di canzoni trasformate nel testo, ma che delineano la storia della musica.

Il connubio calcio musica ritorna ogni domenica. La musica è arte, felicità e sentimento. Come il calcio d’altronde. Caratteristiche simili per due realtà che in Italia rappresentano la quotidianità per milioni di italiani.

In Inghilterra alla fine degli anni Sessanta le canzoni più popolari venivano intonate negli stadi all’inizio delle partite, tanto da diventare l’inno vero e proprio delle società. Penso al Chelsea, con il pezzo Liquidator dell’artista giamaicano Harry J All Star.
Calcio e musica

Calcio e musica, due interessi che molto spesso si incrociano, creando momenti meravigliosi e ricchi di emozioni indimenticabili.

In Italia i cori negli stadi sono di frequente tirati in ballo dalla cronaca solo per episodi legati al razzismo. Le offese infami urlate e cantate non fanno altro che penalizzare tanti ultras che non hanno mai fatto della discriminazione razziale la propria forza.

Non si parla mai però dei cori veri dei tifosi, dei cori che incitano la squadra e una città intera. Non si elogia mai un coro stilisticamente perfetto, creato da persone umili,che non hanno lauree in conservatorio, che vivono la domenica in stadi inadeguati, molto spesso sotto l’acqua, al freddo e scortati dalla polizia. I cori sono “l’uomo in più” per la squadra, sono ciò che fa emozionare gli spettatori e i calciatori, molto di più di una giocata del singolo atleta. Il coro è parte di una cultura popolare, spesso rude e grezza, ma per questo motivo ancor più affascinante.

La musica italiana fa da cover per i tanti cori che sentiamo allo stadio. L’orecchiabilità di un pezzo è fondamentale ovviamente. Ogni curva fa la sua parte, e intona ritornelli di canzoni trasformate nel testo, ma che delineano la storia della musica.

Il connubio calcio musica ritorna ogni domenica. La musica è arte, felicità e sentimento. Come il calcio d’altronde. Caratteristiche simili per due realtà che in Italia rappresentano la quotidianità per milioni di italiani.

In Inghilterra alla fine degli anni Sessanta le canzoni più popolari venivano intonate negli stadi all’inizio delle partite, tanto da diventare l’inno vero e proprio delle società. Penso al Chelsea, con il pezzo Liquidator dell’artista giamaicano Harry J All Star.

L’emigrazione giamaicana a Londra in quegli anni ha mischiato musica e persone, intaccando ovviamente anche il mondo del calcio. Penso al West Ham, che ha fatto suo il singolo “I’m forever blowing bubbles”, inno di calcio per eccellenza, introdotto dal mister degli hummers negli anni Venti, è un singolo di John Kellette.Calcio e musica

Calcio e musica, due interessi che molto spesso si incrociano, creando momenti meravigliosi e ricchi di emozioni indimenticabili.

In Italia i cori negli stadi sono di frequente tirati in ballo dalla cronaca solo per episodi legati al razzismo. Le offese infami urlate e cantate non fanno altro che penalizzare tanti ultras che non hanno mai fatto della discriminazione razziale la propria forza.

Non si parla mai però dei cori veri dei tifosi, dei cori che incitano la squadra e una città intera. Non si elogia mai un coro stilisticamente perfetto, creato da persone umili,che non hanno lauree in conservatorio, che vivono la domenica in stadi inadeguati, molto spesso sotto l’acqua, al freddo e scortati dalla polizia. I cori sono “l’uomo in più” per la squadra, sono ciò che fa emozionare gli spettatori e i calciatori, molto di più di una giocata del singolo atleta. Il coro è parte di una cultura popolare, spesso rude e grezza, ma per questo motivo ancor più affascinante.

La musica italiana fa da cover per i tanti cori che sentiamo allo stadio. L’orecchiabilità di un pezzo è fondamentale ovviamente. Ogni curva fa la sua parte, e intona ritornelli di canzoni trasformate nel testo, ma che delineano la storia della musica.

Il connubio calcio musica ritorna ogni domenica. La musica è arte, felicità e sentimento. Come il calcio d’altronde. Caratteristiche simili per due realtà che in Italia rappresentano la quotidianità per milioni di italiani.

In Inghilterra alla fine degli anni Sessanta le canzoni più popolari venivano intonate negli stadi all’inizio delle partite, tanto da diventare l’inno vero e proprio delle società. Penso al Chelsea, con il pezzo Liquidator dell’artista giamaicano Harry J All Star.

L’emigrazione giamaicana a Londra in quegli anni ha mischiato musica e persone, intaccando ovviamente anche il mondo del calcio. Penso al West Ham, che ha fatto suo il singolo “I’m forever blowing bubbles”, inno di calcio per eccellenza, introdotto dal mister degli hummers negli anni Venti, è un singolo di John Kellette.

Senza dimenticare la mitica “You’ll never walk alone” dei tifosi del Liverpool di Richard Rodgers uscita nel 1945 e adottata dai supporters dei Reds all’inizio del 1960.

Tanto calcio e tanta musica, in Italia in un modo, in Inghilterra in un altro. L’Europa intera comunque è coinvolta da questo mix di passioni che si intersecano e realizzano momenti di intrattenimento creato dalla gente. La stessa gente che va allo stadio per la partita crea, ed ha creato da più di mezzo secolo, uno spettacolo nello spettacolo. Nel bene e nel male, rispettiamo sempre chi torna dallo stadio con il mal di gola.

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