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Tifoso genoano esce dal coma e racconta la verità

 

Il tifoso genoano di 38 anni finito in coma dopo un controllo di polizia giovedì sera a San Siro durante Inter – Genoa si è risvegliato ed ha raccontato la sua versione dei fatti.

«Le cose non sono andate come dicono, mi ricordo tutto quello che è successo, è molto diverso dalla versione ufficiale» cosi ha esordito Massimo Moro rivolgendosi ad i sui parenti che però non hanno fatto trapelare nessun tipo di dettaglio, godendosi la gioia del risveglio dal coma del loro congiunto.

Il cognato, anche lui presente alla partita “incriminata” Inter – Genoa di Coppa Italia, insieme ad altri 5 amici, dichiara «Prima ne deve parlare con il suo avvocato». L’ incontro con il legale si terrà lunedi in ospedale, Moro ancora non potrà lasciare per sicurezza (aveva il vomito nei polmoni) il reparto di Neurorianimazione del Policlinico di Milano.

Le istituzioni raccontano ufficialmente che Moro era fuori controllo, ha tentato di fuggire ed è caduto insieme ad un agente, ma gli amici del tifoso di Sestri invece danno una versione che non collima: «la verità è che a San Siro ci hanno trattati come dei terroristi, mentre eravamo soltanto un gruppo di tifosi allegri; mi hanno fatto inginocchiare per terra e svuotare le tasche, anche se ho 50 anni e sono così pulito da essere stato nominato giudice popolare. Massimo si è rifiutato, per quello l’hanno portato via. Vi prego di pubblicare la nostra foto (rivolto al secolo XIX), voglio che si vedano le nostre facce di gente normale che per seguire la squadra del cuore ha fatto la tessera del tifoso senza fiatare».

La loro foto è una delle tre che procedono l’ articolo e fa trasparire che si tratta di “gente normale”. C’ è troppa repressione e c’è troppa foga nel metterla in atto, è uno stato di polizia? I Peggioramico, oi! band di Vicenza, già nel 1993 cantavano cosi:

Entri nel mio bar e mi chiedi documenti, ma dimmi tu chi sei?
Giro per la strada e mi fermi per mezz’ora, ma dimmi cosa vuoi?
Se aspetti una parola o un gesto d’amicizia da noi non l’avrai mai
Se stai cercando rogne, chi te lo fa fare? È meglio che te ne vai!

Non sopporto più questa situazione, è uno stato di polizia!
La stessa storia in ogni occasione, è uno stato di polizia!
La libertà è solo un’illusione, è uno stato di polizia!
Non sopporto più questa situazione, la tua legge non è la mia!

Sequestri le mie cose e le sbatti sul giornale, ti senti un eroe
Apri la mia posta per andare a spiare, ti credi l’F.B.I.
Ho visto la tua Alfa mentre mi seguiva come nei telefilm
Tutte le chiamate che hai intercettato ti hanno portato qui!

Non sopporto più questa situazione, è uno stato di polizia!
La stessa storia in ogni occasione, è uno stato di polizia!
La libertà è solo un’illusione, è uno stato di polizia!
Non sopporto più questa situazione, la tua legge non è la mia!

Non sopporto più questa situazione, è uno stato di polizia!
La stessa storia in ogni occasione, è uno stato di polizia!
La libertà è solo un’illusione, è uno stato di polizia!
Non sopporto più questa situazione, la tua legge non è la mia!

È uno stato di polizia, è uno stato di polizia!
È uno stato di polizia, è uno stato di polizia!
È uno stato di polizia, è uno stato di polizia!

Sulla vicenda si è espresso anche il patron dell’Inter, Massimo Moratti: «La partita Inter-Genoa è stata pulita, con un episodio grave che non c’entra nulla con la squadra e i tifosi».

Grazie a “88Legion”, un fan di Football a 45 giri, che ci ha girato questo articolo.

Un pensiero su “Tifoso genoano esce dal coma e racconta la verità

  • Genova – «Sono una vittima, la polizia mi ha provocato, io mi sono solo difeso e quando ho tentato di scappare dall’ufficio perché temevo di essere picchiato, mi hanno fatto cadere con uno sgambetto. Da quel momento non ricordo più nulla». Lo ha detto appena uscito dal coma, venerdì scorso, Massimo Moro, l’idraulico genovese di 38 anni, residente a Begato, tifoso genoano, arrestato giovedì scorso allo stadio San Siro di Milano dalla polizia e finito in coma durante l’arresto. Lo ha ripetuto ieri, dopo che il giudice per le indagini preliminari di Milano non ha convalidato il suo arresto e ne ha disposto l’immediata scarcerazione.

    Due medici che lo hanno curato hanno detto di averlo visto già ammanettato, privo di conoscenza, nel vomito e nel sangue. Prove sufficienti, secondo il gip, a definire “per lo meno scarsa” l’attenzione delle forze dell’ordine per “l’incolumità personale dell’arrestato”.

    Gli stessi medici hanno escluso segni sul volto che potessero fare pensare a delle percosse. Così, difeso dall’avvocato Riccardo Lamonaca, ieri il tifoso genoano è tornato in libertà anche se è ancora ricoverato al policlinico di Milano. Di più, nei prossimi giorni potrebbe diventare una parte lesa se, al termine delle indagini difensive, il suo avvocato deciderà che ci sono abbastanza elementi per una querela contro la polizia. L’ordinanza con cui Moro è stato scarcerato sembra un buon punto di partenza. In particolare nel passaggio in cui il giudice definisce “non credibile” la versione dei verbali di arresto secondo cui Moro, anche dopo essersi spaccato la testa contro uno stipite di ferro, avrebbe continuato a fare resistenza alla polizia”. Senza contare che «l’assoluta lievità delle lesioni riportate dalle persone offese (i poliziotti), consente di formulare qualche plausibile dubbio in ordine alla violenta caratura della resistenza dell’indagato». Parole pesanti, quelle scritte dai giudici milanesi, che sostanzialmente mettono in dubbio le dichiarazioni della polizia nei verbali e a cascata anche quelle fornite dalla questura di Milano dal giorno successivo all’arresto, quando Moro non si era svegliato dal coma.

    Tra le righe l’ordinanza dà credito anche alle dichiarazioni di Moro che, dal momento in cui ha ripreso conoscenza, ha raccontato dell’atteggiamento provocatorio delle forze dell’ordine mentre nel corso dell’interrogatorio ha spiegato di aver reagito proprio per quell’atteggiamento e anche di aver tentato di scappare dall’ufficio ma di essere stato fermato “con uno sgambetto” che lo ha fatto cadere. La sua ricostruzione viene definita “non inverosimile” in quanto trova conforto negli atti e nella «stranezza di alcune delle circostanze emergenti dagli atti stessi».

    Intanto le condizioni di Moro migliorano di ora in ora e fra qualche giorno potrebbe essere dimesso dall’ospedale e ritornare a casa anche se l’infezione polmonare deve guarire ancora del tutto. «Siamo sollevati, adesso Massimo è un uomo libero», ha detto ieri sera il cognato Marco Soranno che era andato a vedee Inter-Genoa insieme a lui e ad altri otto amici che avevano prenotato pullman e biglietti con il Genoa club Bonilauri di Sestri.

    Ieri i “Figgi do zena” hanno diffuso un comunicato in cui stigmatizzano il fatto che Moro e gli altri siano partiti con un pullman prenotato autonomamente dopo la decisione delle tifoserie organizzate di non fare più trasferte in pullman per protestare contro la tessera del tifoso. «Per questo, e per la sicurezza dei tifosi, – si legge nella nota – boicotteremo tutte le iniziative per le trasferte e chiediamo a chi condivide la nostra linea di fare lo stesso». dal Secolo XIX

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