Striscioni

A Gaeta lo striscione ultrà con le parole di destra

Uno striscione degli ultras e la musica alternativa di destra con le parole di Massimo Morsello a allo stadio di calcio di Gaeta.

La Curva Tonino 5 Grana è nota per le posizioni politiche estreme, come molte nella regione Lazio, ma anche un po’ di più. Nella città vive una comunità di estrema destra degna di nota, con presenza skinhead e la stessa società di calcio ha radici che affondano nella GIL – Gioventù Italiana del Littorio: il famoso Gaeta degli anni 30 di Lorenzo Vagnati.

Siamo andati a trovare una bella foto del derby del golfo, la partita contro i rivali del Formia dei primi anni 2000, nel campionato Eccellenza laziale ed ecco spuntare questo striscione che fomenta e non poco i calciatori gaetani. Allo stadio Antonio Riciniello apppare questa scritto che si sposa molto con il tifo degli ultras calcistici, ma che fa un riferimento ben chiaro.

Vincemmo soltanto cantando più forte

Frase perfetta per una tifoseria, che già mette a disagio l’avverario, in particolarm modo se acerrimo rivale. Mette in chiaro che una logica tutta ultrà, quella che si vince a volte più sugli spatli che in campo; si , lo so, è un paradosso,perchè poi quello che conta, quello che rimane agli annali è il risultato sul campo, quello del tabellino…ma per noi no..per noi romantici, noi sognatori, noi frequentatori degli stadi, noi che parliamo ed ascoltiamo le chiacchiere dei bar, per settimane, prima dell’evento e per mesi anche dopo. Noi siamo il popolo del calcio, o meglio, il calcio è del popolo!
Ma torniamo alla frase: si tratta di un estratto del testo di Nostri canti assassini, brano simbolo dell’estrema destra italiana, di quella che si chiama musica alternativa, di quel prodotto di una certa gioventù che si distaccò dall’austerità del MSI e dalle marcette militari nostalgiche e che creò i Campi Hobbit. A creare questo inno dei giovani camerati è stato Massimo Morsello, un cantautore così bravo che emerse dall’ “ambiente” fino ad essere definito “il de Gregori nero”. La canzone è del 1981 e fu pubblicata in una cassetta, un nastro, autoprodotta durante la latitanza dell’autore coinvolto nell’esperienza degli anni di piombo.

Entrammo nella vita dalla parte sbagliata in un tempo vigliacco, con la faccia sudata,
ci sentimmo chiamare sempre più forte, ci sentimmo morire ma non era la morte
e la vita ridendo ci prese per mano, ci levò le catene per portarci lontano.
Ma sentendo parlare di donne e di vino, di un amore bastardo che ammazzava un bambino
e di vecchi mercanti e di rate pagate e di fabbriche nuove e di orecchie affamate.
pregammo la vita di non farci morire se non c’era un tramonto da poter ricordare
e il tramonto già c’era, era notte da un pezzo ed il sole sorgendo ci negava il disprezzo.
Ma sentendo parlare di una donna allo specchio, di un ragazzo a vent’anni che moriva da vecchio
e di un vecchio ricordo di vent’anni passati, di occasioni mancate e di treni perduti
e scoprimmo l’amore e scoprimmo la strada, difendemmo l’onore col sorriso e la spada.
Scordammo la casa e il suo caldo com’era per il caldo più freddo di una fredda galera
e uccidemmo la noia annoiando la morte e vincemmo soltanto cantando più forte
e ora siamo lontani, siamo tutti vicini e lanciamo nel cielo i nostri canti assassini
e ora siamo lontani, siamo tutti vicini e lanciamo nel cielo i nostri canti bambini.

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