Il calcio e la musica

Calcio, musica e sottoculture in Inghilterra

Calcio, musica e sottoculture sono 3 elementi indivisibili quando si pensa all’Inghilterra.

La terra d’albione non è solo hooligans, ma rappresenta il football ed è la culla delle mode, degli stili giovanili, delle controculture ribelli.
Inutile dirvi che ogni sottocultura, oltre ad avere propri capi d’abbigliamento ed attitudini, spesso si distingue per dei generi musicali.

Di seguito un esame fatto dal blog Brutte facce:

In principio (fine anni 60, inizio 70) le terraces pullulavano di skinheads, pur avendo ideologia destroide amavano la black music ed era il periodo in cui Hary J and All Stars sfornavano classici reggae che finivano dritti dritti nelle compilations della Trojan (vedi il celeberrimo Liquidator, da sempre inno dei tifosi del Chelsea). Di sfondo agli skinheads c’erano poi i Rude Boys dediti però più allo ska che al reggae. Musica e football erano indissolubilmente intrecciate, alcuni skinheads si fecero crescere i capelli e Philadelphia sostituì Kingston nel dettare le linee musicali, la Tamla Motown divenne l’etichetta musicale dei Lads delle gradinate e i “pelati” divennero Soul Boys. Altri invece, pur cambiando look, mantennero i riferimenti classici del loro stile, ed ecco che con capelli poco più lunghi e basette meno folte comparvero gli Suede Heads. Le mode cambiavano anche 3 volte in una decade ma il legame tra football e moda rimase saldo, che i ragazzi fossero Skins, Punks, o Soul Boys il denominatore comune era sempre lo stesso: la Working Class amava il football e l’Inghilterra!
E così tra un pezzo reggae e un pezzo soul arrivò la fine degli anni 70 e con essa anche un fattore che rivoluzionò la musica: il Punk! Era la musica della violenza e, appunto, della rivoluzione, il suo suono scarno dettò le linee guida dei balli violenti, che in poco tempo gareggiavano sulle prima pagine dei giornali con gli scontri degli Hoolies. I Teddy Boys degli anni 50, la love generation dei 60 erano il passato, il punk aveva sostituito tutto, era l’unico vero movimento musicale decente partorito dalla terra d’Albione! Così, per la prima volta, gli Hoolies non avevano più la leadership nell’incutere timore alla middle class, avevano trovato ottimi alleati nei Punks che, ovviamente, cominciarono a frequentare con loro le gradinate. Il ’77 fu l’anno dei Sex Pistols ma il punk morì così velocemente come nacque, e nel ’79 erano di nuovo i Lads del football a doverci dar dentro per essere il famoso “public enemy n°1”. Le Terraces erano lo specchio della musica popolare e i Madness (la loro One Step Beyond suona ancora oggi a Stamford Bridge in caso di vittoria dei Blues) incarnavano tutto ciò che gli Hoolies volevano essere: ben vestiti, ottimo sound testi feel-good! I loro concerti eran più raduni di tifosi in trasferta che avvenimenti musicali, così come quelli dei Cockney Rejects seguiti dappertutto dai fans del West Ham. Altri gruppi come Skrewdriver e Combat 84 (quest’ultimo composto da veri hooligans del Chelsea) diedero vita alla scena chiamata “white power music” che vide la sua triste fine una notte a Southall quando una folla di indiani e Paki marciò sul pub in cui si teneva un concerto radendolo al suolo. Il pub bruciò fino alle fondamenta e Londra Est sembrava esplodere. Gli anni 80 invece videro la musica essere il catalizzatore per la fine di epici scontri tra tifoserie. In che modo vi chiederete? Beh, facile! Leeds, Millwall e Chelsea si ritrovarono a Victoria e si accordarono sulla distribuzione di ecstasy nei principali rave parties del Regno. E allora basta Londra, tutti a ballare nel freddo nord: a Manchester l’Hacienda divenne il locale clou dei ritrovi dei Lads soppiantando ciò che negli anni 60 era stato il Wigan Casino. Il confronto dunque uscì dalla scena del football e i ragazzi, ingoiando manciate di pastiglie iniziarono ad amare i loro rivali: l’idea di battersi sulle gradinate divenne considerata uno spreco di energie in vista delle 8 ore di danze post partita, seduti per terra, gambe incrociate e in pieno trip l’aggressione evaporava e molti decisero che guadagnare 500 £ vendendo pillole a quelli che avevi picchiato per anni fosse meglio che farsi arrestare cercando di sfuggire a una dozzina di pazzi che volevano darti la paga!
Link consigliati:
Combat 84 – Politically incorrect
Cockney Rejects – I’m forever blowin’ bubbles
Bob Marley – Hooligans
Booze & Glory – Come on you Irons
Soup Dragons – I’m free

Aggiungiamo il brano If the kids are united degli Sham 69, un vero inno per tutti noi, pubblicato nel 1979 da etichetta Polydor nell’album in 33 giri The adventures of Hershamboys:

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